Lavorare, specie se da diversi anni, con gli stessi programmi porta ad un’inevitabile adattamento. A meno di problemi gravi saremo portati a “perdonare” lacune ed inefficienze, purchè si riesca a tirare avanti, avendo almeno come vantaggio l’esperienza acquisita che consente di operare apparentemente con il minimo sforzo. Ci convinceremo anche che il nostro programma è il migliore e il fatto che molti colleghi adoperino il medesimo non può che rafforzare queste credenze. Il ripetere ritualmente le stesse procedure semplifica il compito di tradurre in operazioni al computer il lavoro quotidiano di chi opera nello studio. Nè sarà facile avvertire la mancanza di qualche funzionalità di cui il software non si fa carico semplicemente perchè siamo abituati ad accollarcele.
Tuttavia un fattore significativo di stress nelle attività degli studi, almeno quelle legate alla elaborazione dati, è costituito dal risvolto delle scadenze e dei pagamenti delle imposte, sulla precisione dei quali si gioca una quota significativa della credibilità e dell’affidabilità dello studio e dei professionisti. Un ruolo chiave in tal senso, giocato dal software di cui si avvale lo studio, consiste nel livello di automazione offerto e nel grado di controllo e di prevenzione da errori di distrazione, di ripetitività, di dimenticanza. Non è sufficiente che esistano le strade per assolvere ai diversi compiti avvalendosi del sistema, la differenza è giocata da quanto il complesso delle procedure sia in grado di reggersi autonomamente senza gravare esclusivamente sulla sorveglianza attenta degli operatori. Gli automatismi non servono a fare cose che altrimenti non si saprebbero fare, nè solamente per farle più velocemente, nè tanto meno sono gadget per patiti di tecnologia. Il loro reale scopo è alleggerire tempi e preoccupazioni per il raggiungimento degli obiettivi massivi, e consentire di dedicare l’attenzione alla qualità del risultato, anzichè alla quantità.
Anche se non vi fosse altro motivo, questo aspetto qualitativo costituirebbe già di per sè una valida ragione per pensare di cambiare in meglio.
Il cambiamento incute sempre una serie di timori, per lo più infondati, ma spesso suffragati da cattive esperienze. In più, presi dalle esigenze ordinarie, tendiamo a mantenerci abbarbicati alla nostra “area di comfort” pensando che sia la soluzione più economica ed ottimizzata per le nostre esigenze. Ma continuando a fare quello che si è sempre fatto si continuerà ad ottenere quello che si è sempre ottenuto, e ci sarà sempre di meglio.